Risk based thinking – Rischio operativo, FMEA e OMBA

Per avere un quadro più generale e completo nell’analisi del rischio operativo, si può utilizzare una tecnica molto nota, tra gli altri, in ambito aerospaziale (dove è nata presso la NASA negli anni ’70 del secolo scorso), in automotive e ora anche in sanità in versione adattata: la Failure Mode and Effect Analysis (FMEA). Rispetto a un’analisi del rischio tradizionale, la FMEA ha il vantaggio di percorrere in sequenza metodologica tutto il processo, di tenere in considerazioni eventuali controlli già in atto insieme alla loro capacità di filtro, e di produrre una classifica dei rischi per importanza aggiornata in funzione dell’esito degli interventi effettuati. In questo modo anche la scelta di quali e quante azioni pianificare avrà una rispondenza quantitativa e un’indicazione sulla loro efficacia.

Fig. 1

La FMEA dunque prende in considerazione un terzo fattore oltre a Gravità G e Probabilità P, la Rilevabilità R, che pesa l’efficacia dei controlli già in atto nell’intercettare un errore. Il parametro di sintesi che si ottiene dal prodotto di G x P x R prende il nome di Indice di Priorità di Rischio (IPR, fig. 1) e viene utilizzato per stilare una classifica degli errori più rilevanti, quindi dell’importanza degli interventi da fare. Un vantaggio di questa tecnica è di intercettare non soltanto le debolezze intrinseche del processo, ma di dare indicazioni anche su qualche carenza organizzativa, che impatta quindi sul rischio gestionale. È un procedimento bottom-up, nel quale si analizzano in sequenza i passi del processo (con dettaglio opportuno, meglio se schematizzati in un flusso di processo – flowchart) e per ciascuno si identificano: possibile errore, effetto sul risultato finale del processo e sua gravità G, causa o cause dell’errore e relativa probabilità P di accadimento, controlli in atto e relativo indice di Rilevabilità R (ne indica la vulnerabilità). G, P ed R sono valutati su una scala qualitativa o quantitativa, di solito estesa da 1 a 10. L’IPR per ogni passo del processo può essere – come storicamente si è fatto per decenni – confrontato con una soglia di rischio accettabile, oppure utilizzato per un’analisi di Pareto, come suggeriscono le norme recenti. Sui passi di processo con alto IPR si opera con azioni che riducano uno o più tra i parametri G, P ed R, e ricalcolando IPR per un nuovo confronto con l’analisi complessiva del processo. Come tutte le analisi del rischio che abbiamo finora visto, anche la FMEA necessita di aggiornamenti periodici in funzione di maggiore conoscenza del processo, incidenti accaduti o nuove possibilità di miglioramento (fig. 2).

Fig. 2

Non è ancora frequente l’utilizzo di tecniche per determinare – in modo complementare – come gestire le opportunità di sviluppo o miglioramento di un processo. In quest’ottica, possiamo utilizzare la stessa impostazione della FMEA per disegnare una tecnica per l’analisi degli aspetti positivi del rischio e individuare le migliori opportunità percorribili: si identificano al posto delle opportunità di errore le opportunità di miglioramento – del processo ma anche degli aspetti organizzativi che vi si rispecchiamo – e se ne valutano gli impatti positivi con un parametro di beneficio B (equivalente a G), la probabilità di successo con P e la libertà da vincoli di processo o organizzativi con un parametro L (equivalente a R). In questo caso il prodotto BxPxL (fig.1) sarà un Indice di Priorità di Investimento IPI, che guiderà nella definizione delle priorità d’intervento: più alto sarà l’IPI per un’opportunità, più interessante e urgente sarà definire azioni per coglierla. Sulla falsariga della FMEA, possiamo denominare questa tecnica “Opportunity Mode and Benefit Analisys – OMBA”.

 

RIFERIMENTI:

IEC 60812 “Analysis techniques for system reliability – Procedure for failure mode and effects analysis (FMEA)”

 

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